“Siempre bajo el mismo cielo…siempre en los brazos del mismo Padre”

Pubblicato il:

16 Nov 2016

“Sempre sotto lo stesso cielo…sempre tra le braccia dello stesso Padre”

“Il rientro sarà tosto” mi dicevano…io non pensavo, e invece, è proprio così.

Sono tornata da poco più di una settimana dalla mia missione, dalla mia BOLIVIA, eppure è ancora tutto così strano: camminare per le strade vuote e silenziose senza sentire il sottofondo della musica latino-americana che ti rallegra la giornata, passeggiare senza dover fare gli slalom tra i venditori ambulanti, sedermi a guardare la tv su un divano da sola e non su un tappeto con tanti altri bimbi, e ancora…uscire dalla stanza e non essere sommersa dall’affetto di chi non aspetta altro che TU esca dalla stanza pronta per stare in mezzo a loro, che in non più di un nano secondo, ti dimostrano con la loro ingenua semplicità quanto tu sia prezioso ai loro occhi solo perché sei LI’, con loro.

Ma perché la missione? Perché la Bolivia?

A novembre dello scorso anno, su consiglio del mio padre spirituale, in merito a un mio desiderio di approfondire la tematica della missione, ho iniziato il cammino “Giovani & Missione” a Costano, promosso dai frati della Toscana, Umbria e Lazio ed articolato in 4 week end. Durante questi incontri ci si mette in gioco e in discussione in prima persona e con il Signore, cercando di fare luce sul proprio desiderio in merito ad un’esperienza di missione e cercando di capire la Sua volontà, attraverso un buon discernimento e mettendosi in ascolto. Al termine del cammino, c’è la possibilità di dare la propria disponibilità per vivere un’esperienza di missione e così è stato per me e per altri miei fratelli: lo scorso 19 marzo in Porziuncola, ad Assisi, abbiamo ricevuto il mandato missionario ed io, insieme ad Eleonora, Adriana sono stata destinata alla Bolivia, con Fra Beppe, la nostra “botte di ferro”.

Siamo atterrati a Santa Cruz de la Sierra il 26 luglio, dando così inizio alla nostra missione ad gentes. I primi dieci giorni siamo stati nel chaco, (la foresta): accompagnati da volontari e abitanti del posto, abbiamo avuto la possibilità di conoscere diverse realtà: abbiamo visitato Gutierrez, dove Padre Tarcisio ha fondato una casa e un’università con ben quattro facoltà, in cui vengono accolti i ragazzi che intendono studiare e allo stesso tempo fare vita comune; abbiamo visitato San Nicholas, dove in questi anni è stato realizzato un pozzo per far sì che al villaggio arrivasse l’acqua necessaria per vivere; siamo stati al villaggio di Guirayurarenda, dove grazie ad un altro progetto è stata costruita una cappellina per la preghiera e per celebrare la S. Messa; siamo stati a Ivo, ospiti da Maria Vaccaro, una laica che gestisce e si prende cura dei bimbi di un villaggio sperduto nella foresta; siamo andati a visitare Isoso,  un altro villaggio del chaco, dove, ospiti di donna Eugenia, abbiamo potuto conoscere l’artigianato locale fatto a telaio e  condividere due giorni di vita concreta con le famiglie; abbiamo visitato l’Arca, una comunità che si occupa di assistenza a 360° di persone diversamente abili gravi e meno gravi; abbiamo visitato una casa della comunità Papa Giovanni XXIII, che accoglie ex alcolisti; abbiamo visitato l’Hogar delle Suore Francescane di Gesù Bambino, una mensa gestita dalle Suore (Onoria) e una casa di riposo per anziani…insomma, non ci siamo fatti mancare nulla. In lungo e in largo abbiamo percorso tanti, tanti chilometri…se solo i nostri piedi potessero raccontare ogni passo che hanno compiuto, il colore della terra che hanno toccato, il profumo dell’aria che hanno respirato, forse, renderebbero di più l’idea di ciò che sono stati questi 35 giorni per me, per noi… Abbiamo visitato e vissuto tante diverse realtà, ma c’è qualcosa che le accomuna tutte, nessuna esclusa: l’ “ACOGIDA” e il “COMPARTIR” (l’accoglienza e la condivisione). Sì, perché non ci siamo mai sentiti ospiti, MAI, in nessun luogo. Ci siamo sempre sentiti parte della famiglia o della comunità che abbiamo visitato, tante volte, ancor prima di giungervi. Ci aspettavano, sempre, a qualsiasi ora, in qualsiasi luogo. Ed è bello sentirsi desiderati e imparare a desiderare e ad accogliere l’altro, iniziare ad essere felici ancor prima che l’altro arrivi, a prescindere da chi sia, semplicemente consapevoli del fatto che l’altro, il fratello o la sorella che mi trovo di fronte non è altro che Gesù stesso, che mi chiede ogni giorno di accoglierlo e di amarlo e che fa sì che io mi faccia amare per quella che sono.

Terminata la parentesi della foresta, che ci ha fatto entrare a piccoli passi in quella che ora mi piace definire anche la “nostra” Bolivia, siamo tornate alla base, a Santa Cruz, ospiti dalle Suore di Santa Elisabetta d’Ungheria, dove siamo state per quasi una ventina di giorni. Abbiamo avuto la grande possibilità di vivere all’interno dell’hogar da loro gestito e questo è stato il primo dono grande. Abbiamo mangiato, ballato, dormito, cantato, riso, giocato, studiato…tutto sempre insieme a 30 splendidi bimbi che si sono presi cura di noi. Sì, perché non siamo noi ad aver fatto qualcosa per loro, anzi, sono loro ad aver fatto grandi cose in noi, perché era inevitabile incontrare il Signore nel loro sguardo sincero, nelle loro mani che ti accarezzavano, nel loro cercarti per stare con te sempre, a qualsiasi ora, a qualsiasi costo…Io, se penso a cosa ho fatto di concreto in questa missione, fatico a trovare una risposta…mi rispondo che ho detto il mio SI’, che ho dato la mia disponibilità per partire e sono concretamente partita. Questo è quello che ho fatto; una volta arrivata, semplicemente sono STATA, lì o là, dove il Signore mi chiedeva di stare, cercando di capire perché mi stava chiamando a vivere una realtà piuttosto che un’altra, cercando di non perdermi mai nulla di ciò che stavo vivendo, nelle gioie, ma anche e soprattutto nelle piccole fatiche quotidiane in cui davvero sperimenti la bellezza dell’affidamento: ciò che desideri è solo rendere grazie a Lui per gli infiniti doni ricevuti cercando di abbandonarti ogni giorno nelle Sue mani, cercando di compiere la Sua volontà, nei momenti facili e in quelli più difficili, imparando così dal Suo sguardo a volere bene, dalla sua misericordia a perdonare e dal Suo amore vincente e liberante a vivere e ad amare.

Ora, nella fatica, ma allo stesso tempo nella bellezza del rientro, mi riempie pensare che siamo sempre sotto lo stesso cielo e tra le braccia dello stesso Padre: sì, perché davvero credo e sento di avere una seconda grande famiglia a distanza che mi ha accolta , che mi ha voluta bene e si è presa cura di me come una figlia. Inevitabilmente e inaspettatamente un pezzettino del mio cuore l’ho lasciato lì, in quella casa, in quelle strade, nel cuore di ognuno di loro. Perché se parti con un cuore disposto a mettersi in gioco, la missione ti smonta, ti insegna a guardare tutto ciò che ti circonda e tutto ciò che vivi; ti riempie di un desiderio di AMARE che sembra alle volte quasi insaziabile, ti fa venire appetito di tutto ciò che è essenziale e così, silenziosamente, ti ricostruisce, ti dona DUE OCCHI E UN CUORE NUOVO, ancora più grande, più desideroso e forse, più capace di amare.

Anna